Alcuni paragrafi sono più comprensibili da un pubblico matematico, o che ama la matematica. Li indico con un asterisco.
Le argomentazioni fornite sono provviste di numerosi buchi, e sono facili da confutare. Questo perchè non voglio passare il mio tempo a scrivere e a riflettere sul modo migliore di dire le cose che penso, bensì ad esplicitarle e basta.
I)
In cosa sta la bellezza di una metafora? ..è chiaro che la verità sarebbe "non ne ho idea".. non per questo è quello che dirò qui (e la filosofia che sta dietro a questo modo di procedere verrà esplicitata magari in un post successivo).. quello che dirò sarà invece che la sua bellezza sta nelle connessioni inaspettate fra argomenti diversi. L'uomo è fatto per cercare parallelismi, e più questi si prolungano, più l'osservatore si esalta, e la sua mente entra in frizzante euforia.
II)
D'altro canto la scrittura è un modo lineare di esprimere il linguaggio, e allo stesso modo anche l'attenzione di un individuo si focalizza di norma su un solo evento alla volta. Da questo nasce la difficoltà di fare delle belle metafore, e la loro a volte necessaria cortezza.
In poesia spesso ci si rifugia nella impressività delle parole/immagini usate per sopperire a questo: il lettore viene colpito e non capendo cosa gli succede si sofferma, e torna sulle parole che legge o sente, e in questo modo prolunga le due corte metà della metafora nel tempo, rendendo così più forte il parallelismo.. a volte la cosa è tanto sottile che sembra avvenire qualcosa di magico, molto più di un parallelismo.
III)
Un altro di questi "sotterfugi" usati per superare il lato lineare della communicazione è quello di non esplicitare uno dei lati della metafora. "E come si può capire il tutto?" chiederete voi.. beh è molto semplice: ci si basa sul fatto che l'altro lato è insito nel lettore. E' qui la bellezza di alcuni testi specifici, rivolti a un particolare pubblico, o a un pubblico con un determinato bagagli culturale.
Per esempio molti comici sembrano addirittura geniali, e mettono in fermento la nostra mente dicendo certe cose che entrano in correlazone con fatti che noi già sappiamo: nel farlo ci guidano, facendoci aderire con la nostra coscienza al calco delle loro battute, e più questo incollamento è preciso ed esteso, più ci esaltano le loro battute.
IV*)
Uno dei miei tipi di "metafora" preferiti è quello di tipo matematico: spesso una certa formula in una branca della matematica fa scoprire tutto un altro senso per un'altra branca della matematica: per esempio l'idea del gruppo fondamentale di una varietà, o quella di grafo di Cayley associato a un gruppo iperbolico (o in generale la maggior parte della teoria dei gruppi iperbolci ° la Gromov), i teoremi dell'indice, la struttura geometrica di Otto sullo spazio delle misure di probabilità con la metrica di Wasserstein, il parallelismo fra ideali e numeri razionali; ogni tentativo di nascondere la bellezza di questi parallelismi formalizzandoli suona come una blasfemia, anche se spesso è utile.
Da dove sorge questo tipo di metafora?
V*)
Il fatto è che la matematica contiene il prototipo di ogni metafora, e in un certo senso ne coglie l'essenza: nessun discorso matematico è mai più che una succesione di frasi sconnesse per un non esperto, o per un esperto che non vuole capirlo. Quello che l'estetica matematica comune cerca, è cogliere l'armonia delle cose, e creare cose che completino le armonie già esistenti.
In questo senso, la matematica generalizza l'idea di metafora, e la espande cercando di allontanare il più possibile i fatti contingenti insiti nella metafora letteraria.
VI)
E il prezzo che la matematica paga per questa sua ricerca di purezza ed astrazione è il fatto di rendersi incomprensibile, o al massimo comprensibile solo dopo attenti studi e dopo aver accettato un linguaggio del tutto innaturale e privo di riferimenti al mondo in cui, volendolo o no, si è costretti a vivere. Il matematico paga la sua ricerca di armonia e di esaltazione intellettuale con l'alienazione.
VII*)
La soluzione c'è, ed è contenuta nei punti V e III, anche se molto difficile (forse impossibile?) da raggiungere, tranne che sotto ipotesi molto particolari.
Non è una soluzione giusta cerare di esplicitare la matematica e di "svelarla al popolino" come molti professano di voler fare: infatti "il popolino" non è stupido, e non serve far finta che lo sia, nemmeno per un buon fine; inoltre svelare i meccanismi matematici "con la forza", anche se tale violenza è nascosta dietro un'iplicazione (se non capisci la matematica non capirai nemo la bellezza), è controproducente, e ha l'unico risultato di annullare l'immediatezza delle "metafore matematiche", e cioè uno dei loro punti chiave.
VIII)
La soluzione è usare il lato subconscio e la cultura già acquisita dall'individuo a cui ci si rivolge, ricchissima di smboli e correlazioni pronti ad essere "utilizzati", e unirli secondo una logica "di tipo matematico"; questo senza che l'interlocutore lo sappia, anzi, senza dargliene il minimo indizio.
Si tratterebbe insomma di tradurre l'armonia matematica in "simboli del mondo di tutti i giorni", un po come lo si fa (fermandosi però troppo prima del limite del possibile) in alcune pubblicità: bisogna chiaramente conoscere a fondo i meccanismi del subconscio dell'osservatore, e anche i modi di creare armonia nel senso matematico; bisogna studiare a fondo il modo in cui si può creare tale armonia, allo stesso modo in cui si cercano le connessioni fra fatti matematici diversi. In questo senso è quasi impossibile da attuare.
Tuttavia potrebbe giocare un ruolo importante il fatto di limitarsi a poche persone, la cui mente offre più "spunti di metafora": con queste "ipotesi ristrette" si potrebbe forse giungere abbastanza vicini ad una estensione più "naturale" della metafora matematica.
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13 anni fa